Il 75% delle prestazioni svolte nelle strutture private accreditate
Tornano a crescere i “viaggi della speranza” in Italia per chi ha bisogno di curarsi. Ad esserne costretti, i malati che vivono soprattutto nelle regioni del sud, l’81 % dei quali scelgono strutture ospedaliere delle regioni del Nord, con particolare preferenze per le istituzioni sanitarie private accreditate nella misura del 75 %. Lo rileva il report dell'Agenas che per il terzo anno consecutivo ha realizzato una dettagliata analisi sulle principali dinamiche della mobilità sanitaria interregionale nel nostro Paese. I dati – presentati al ministero della Salute - fanno riferimento al 2023 e dimostrano ancora una volta l’enorme disparità che ancora esiste tra le regioni italiane in materia di sanità pubblica e l’importante ruolo che svolge la sanità privata accreditata nel Ssn.
"Nonostante la pandemia abbia causato una riduzione del fenomeno della mobilità sanitaria, già dalla seconda metà del 2020 – riferisce il Report - si osserva una ripresa del trend. In particolare, confrontando i dati del 2023 con quelli del 2019, si osserva come, sebbene il numero di ricoveri in mobilità sia diminuito (668.145 nel 2023 rispetto ai 707.811 del 2019), la spesa è aumentata leggermente, passando da 2,84 miliardi di euro nel 2019 a 2,88 miliardi nel 2023”. “Questo incremento – è l’analisi dei ricercatori dell’agenzia Agenas - è principalmente attribuibile all'aumento della mobilità legata ai ricoveri per Drg di alta complessità, che comportano trattamenti più costosi e specializzati".
Il flusso migratorio per ricoveri ospedalieri – evidenzia il Report - "è prevalentemente diretto da Sud a Nord. Tuttavia, si rileva anche una mobilità significativa tra le regioni del Centro-Nord, soprattutto quelle di confine. In termini percentuali, il flusso migratorio è così suddiviso: 83,78% al Nord, 68,24% al Centro, e 27,22% al Sud". Le strutture ospedaliere maggiormente attrattive sono quelle "private accreditate, che gestiscono circa i tre quarti delle prestazioni di alta complessità", osserva l'Agenas. Il Molise ha l'indice di fuga più alto. Gli italiani si spostano dal Sud al Nord soprattutto per patologie muscolo-scheletrico, ad esempio per l'impianto di una protesi. Anche quest'anno, per calcolare la mobilità sanitaria, l'Agenzia si è avvalsa delle cause che determinano tale fenomeno, ovvero: mobilità apparente costituita dai ricoveri effettuati nella regione di domicilio del paziente, quando quest'ultima non coincide con la regione di residenza; mobilità casuale relativa ai ricoveri effettuati in urgenza; mobilità effettiva determinata dalla scelta del paziente. "Le componenti di mobilità casuale e apparente sono rimaste pressoché stabili nel corso degli anni. Tuttavia – conclude il Report - si è registrato un aumento del 12% nella mobilità legata a prestazioni di alta complessità, mentre la componente di media/bassa complessità ha visto una diminuzione corrispondente del 12%".
La stessa agenzia Agenas ha pubblicato, inoltre, uno studio sulle apparecchiature sanitarie in uso in Italia, ed il quadro che appare non è completamente rassicurante. La ricerca traccia un identikit relativo agli ultimi 10 anni (fino al maggio 2024), secondo il quale nel nostro Paese sono oltre 8.200 le grandi apparecchiature in funzione negli ospedali di tutte le regioni. Circa il 51% risultano inserite in strutture pubbliche, circa il 44% in strutture private accreditate e circa il 6% nel privato non accreditato. Ma una apparecchiatura su tre è obsoleta, essendo “vecchia” di oltre 10 anni. Si tratta di un lavoro – si legge in una nota - realizzato dall'agenzia Agenas con la collaborazione delle società scientifiche di settore e del Ministero della Salute che, in particolare, ha fornito i dati aggiornati a maggio 2024 provenienti dal flusso informativo per il monitoraggio delle apparecchiature sanitarie in uso presso le strutture sanitarie pubbliche, private accreditate e private non accreditate.
A livello regionale, si passa dalle 1.377 apparecchiature della Lombardia (che precede il Lazio con 1.053 e la Campania con 857) alle 13 della Valle d'Aosta.
Le apparecchiature più diffuse in Italia, secondo il report, sono le Tc (2.198), davanti ai mammografi (2.079) e alle risonanze magnetiche (1.940). Nel dettaglio, le Tc si trovano principalmente in Lombardia (321) e nel Lazio (268), mentre risultano solo 76 in Calabria, 49 in Sardegna e 46 in Abruzzo. Dei 2.079 mammografi, la Valle d'Aosta non ne ha neanche uno, mentre se ne contano 7 e 11 rispettivamente nelle province autonome di Trento e Bolzano. Quanto alle risonanze magnetiche, la Calabria ne ha solo 58 contro ad esempio le 144 della Sicilia e i 159 della Puglia.