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Report Gimbe: il ritratto impietoso di un SSN malato cronico

Continuano a squillare, e sempre più forte, i tanti, tantissimi campanelli d’allarme sull’ormai imminente tracollo del SSN, una volta fiore all’occhiello della Repubblica Italiana. Allarme la cui eco ormai rimbalza da ogni angolo del Paese. Giunta persino nelle stanze nobili del Quirinale, tanto che l’illustre inquilino non ha mancato di cogliere l’occasione di un evento al Senato, per stigmatizzare la crisi del nostro sistema sanitario e per sollecitare i responsabili del sistema Paese “all’applicazione dei principi di universalità e uguaglianza sanciti dalla Costituzione”.

Le preoccupazioni del Presidente Mattarella sono giustificatissime, stante i dati drammatici snocciolati, per l’ennesima volta, dall’annuale rapporto del GIMBE sullo stato del nostro sistema sanitario, presentati appunto in Senato martedì 8 scorso.

Drammatici perché denunciano che 4 milioni e mezzo di italiani rinunciano a visite e analisi;  oltre la metà perché non ha i soldi per provvedere di tasca propria, e gli altri restano sfiniti dalle liste d’attesa, le cui tempistiche entreranno certamente negli annali della storia.

Drammatici perché segnalano il crollo della spesa per la prevenzione delle malattie, con il -18,6% registrato, lasciando così sulla strada circa 2 miliardi di euro tra il ’22 e il ’23.

Drammatici perché registrano l’enorme divario tra gli 889 euro di spesa sanitaria pubblica annuale pro capite in Italia rispetto alla media dei Paesi dell’OCSE, divario che complessivamente ammonta a 52,4 miliardi.

Drammatici perché fomentano l’accrescersi da una parte della sfiducia dei cittadini nel sistema salute del Paese e dall’altra l’accrescersi della demotivazione degli operatori sanitari. Sentimenti diversi che portano comunque entrambe  a soluzioni negative, che non fanno certo bene al Paese: violenza da una parte e fuga dall’altra.

Drammatici perché la fraglia che da tempo minaccia l’unità d’Italia, si allarga sempre di più e anziché cercare di porvi rimedio, si fa di tutto per farla diventare gigantesca e incontrollabile.


Non vi è dubbio che sia proprio questo il ritratto impietoso di un Ssn “malato cronico”, così come è tracciato dalla Fondazione Gimbe nel suo 7° Rapporto sul Servizio sanitario nazionale. «Dati, narrative e sondaggi di popolazione – ha affermato il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Ssn, la cui tenuta è prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate». A questo quadro “si aggiunge- ha sottolineato Cartabellotta - la legge sull'autonomia differenziata, che affonderà definitivamente la sanità del Mezzogiorno, assestando il colpo di grazia al SSN e innescando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti che avrà conseguenze devastanti per milioni di persone'

La grave crisi di sostenibilità del SSN, nasce prima di tutto dallo sconsiderato definanziamento della sanità, attuato negli ultimi 15 anni da tutti i Governi che si sono succeduti, come fosse un tragico testimone da passarsi di mano in mano. Non c’è stato un Governo che non abbia sempre visto nella spesa sanitaria un costo da tagliare ripetutamente e non una priorità su cui investire in maniera costante. Tutti sembra abbiano allegramente e volontariamente ridotto la tutela della salute pubblica per aumentare i sussidi individuali, spese di compiacenza per opere quantomeno inutili e tutt’ora rimaste inusate cattedrali nel deserto d’Italia, il cui unico obiettivo era ed è mantenere il consenso elettorale, ignorando deliberatamente che non c’è palazzo, ponte, supermercato o che dir si voglia che valga gli euro da sborsare per un accertamento diagnostico o una visita specialistica di chi soffre e non può curarsi.

“Il Servizio Sanitario Nazionale - ha ricordato non a casoMattarella – costituisce una risorsa preziosa ed è il pilastro essenziale per la tutela del diritto alla salute, nella sua duplice accezione di fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, Ma “la sua efficienza – ha aggiunto – è il frutto naturalmente delle risorse dedicate e dei modelli organizzativi applicati, responsabilità quest’ultima delle regioni”. Infine il Presidente della Repubblica ha lanciato un monito: “Per garantire livelli sempre più alti di qualità nella prevenzione, nella cura e nell’assistenza, è necessaria la costante adozione di misure sinergiche da parte di tutti gli attori coinvolti”, dunque anche della sanità privata, accreditata o non accreditata che sia, non profit e, se si vuole, for profit.

Nelle parole del Presidente sembra esserci un po’ la linea guida di quel “Patto politico e sociale” che Gimbe propone a conclusione della sua indagine. Un piano di rilancio articolato in 13 punti che propone una sorta di “terapia di salvataggio” del SSN, che ha come bussola l’articolo 33 della Costituzione ed il rispetto dei principi fondanti.

Un piano che non è lo spazio questo da analizzare compiutamente, ma che sembra tagliato su misura per la situazione del nostro SSN, con la speranza che non si riveli l’ennesimo libro dei sogni. E perché ciò non accada siamo convinti anche noi che ci sia bisogno di un patto che serva a superare divisioni ideologiche ed individualistiche, avvicendamenti di Governi e sancisca definitivamente il SSN un “pilastro della nostra democrazia”, “strumento di coesione sociale e motore di sviluppo”, che porti all’eliminazione delle differenze tra tutti gli attori della sanità impegnati nella stessa missione sociale di salvaguardare la difesa del benessere della comunità nel suo insieme, e anche in questo caso, senza distinzione alcuna, che sia di etnia o di religione, di colore della pelle o di cultura, di ceto sociale o di nord, centro o sud dell’unico Paese Italia.

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