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Perché una giornata di studio sulle I.C.A. e le loro conseguenze

Le infezioni nosocomiali (od "ospedaliere") – tecnicamente dette Infezioni correlate all’assistenza (I.C.A.) come si intuisce, sanitaria – rappresentano uno fra i principali problemi dei sistemi di salute pubblica e sono determinate da un eterogeneo insieme di condizioni differenti sotto il profilo microbiologico, fisiologico ed epidemiologico. Tenendo presenti le gravi e diverse conseguenze che comportano le infezioni ospedaliere, sia per i pazienti che per gli stessi operatori sanitari che prestano l’assistenza, l’ARIS Nazionale, in collaborazione con ARIS Lazio e con la Provincia Romana dei Camilliani, riunisce a Roma esperti, medici, giuristi, legali ed assicuratori per un importante confronto proprio sul tema della responsabilità giudiziaria legata alla tutela della salute. Obiettivo della Giornata di studio del prossimo 3 ottobre, è proprio cercare di capire come difendersi e, soprattutto come difendere i pazienti.

Sul profilo della evitabilità o inevitabilità delle infezioni nosocomiali, il criterio guida deve essere rappresentato dalle regole giuridiche vigenti in materia di responsabilità medico-sanitaria, che – come noto – ha natura contrattuale. In sostanza, è ragionevole ritenere sia sussistente la responsabilità dell’Ente Ospedaliero nella genesi dell’infezione correlata all’assistenza, salvo che lo stesso non riesca a dimostrare che la propria Struttura ed il proprio personale agirono nel pieno rispetto di diligenza e prudenza qualificata e proporzionata alla natura della prestazione, e che venne fatto tutto il possibile per evitare il contagio in base alle indicazioni ampiamente condivise e pretese dalla letteratura scientifica, nonché dalle vigenti previsioni normative.

In tal senso, la sentenza n. 6386 del 3 marzo u.s., la Suprema Corte ha puntualmente delineato, sulla base di vere e proprie direttive tecniche, gli oneri probatori a carico della struttura che voglia sottrarsi all’addebito di responsabilità. In relazione al nesso causale, il Supremo Collegio ha ribadito il principio secondo cui la prova deve essere fornita in termini probabilistici ovvero “del più probabile che non” e non di assoluta certezza.

Si deve cioè verificare, in base a un ragionamento probabilistico, se il comportamento che la struttura avrebbe dovuto tenere sarebbe stato in grado di impedire o meno l'evento lesivo, tenuto conto di tutte le risultanze del caso concreto. (Anastasia Margot Faedda)


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