Così va l’Italia: per affermare quanto stabilito dalla Costituzione della Repubblica Italiana - la Costituzione, lo ricordiamo per chi non ha memoria, rappresenta la fonte suprema del diritto del nostro ordinamento giuridico a cui tutti gli altri atti o fatti normativi devono conformarsi – c’è continuamente bisogno di invocare il giudizio della Corte Costituzionale – che, ricordiamo sempre per chi non ha memoria, nell’ordinamento italiano è il più importante organo di garanzia costituzionale, tra i cui compiti c’è la verifica della conformità alla Costituzione delle leggi dello Stato o di enti territoriali dotati di potere legislativo, e degli altri atti aventi forza di legge.
Promulgata dall’allora Capo Provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola il 27 dicembre del 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio del 1948, ha resistito sino ad oggi agli attentati di chi avrebbe voluto abolirla. Dunque è ancora in vigore, ma è spesso volutamente ignorata.
E’ evidente che questa riflessione nasce da un fatto che non vorremmo fosse liquidato come “fatto di cronaca”. Anzi è un fatto che merita una serie di riflessioni. Il riferimento è alla notizia che riportiamo nelle slide del nostro sito, cioè la sentenza della Corte Costituzionale, il cui giudizio è stato invocato dalla Regione Campania, sulla legittimità costituzionale di diversi articoli della legge 30 dicembre 2023, cioè la Legge di Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e del bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026, che, secondo il ricorso, penalizzano il finanziamento della sanità.Sostanzialmente la sentenza della Corte ha accolto il ricorso e ha ribadito che “Devono essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il “fondamentale” diritto alla salute di cui all’art. 32 Cost., che chiama in causa imprescindibili esigenze di tutela anche delle fasce più deboli della popolazione, non in grado di accedere alla spesa sostenuta direttamente dal cittadino, cosiddetta out of pocket”. In parole povere il messaggio è chiaro: se ci sono poche risorse a disposizione, prima di pensare ad altro pensiamo a garantire assistenza e salute a chi sta male e non ha mezzi per curarsi.
E il pensiero corre veloce a quell’ormai lontano 2011 quando tagli e ri-tagli hanno iniziato a massacrare un SSN che era modello invidiato nel mondo. Allora nessuno, come poi accaduto sino ad oggi, ha mai pensato che si poteva fare a meno di una delle tante cattedrali nel deserto, fiorite in tutta Italia in onore di mafie e camorre varie, o della complanare imposta dall’onorevole per favorire il suo paesino, o per piscine costruite per giochi olimpici e mai usate, e chi “più ne ha più ne metta”, piuttosto che evitare di impoverire l’assistenza alla gente che soffre.
Ora c’è una sentenza della Corte Costituzionale che richiama all’ordine. E lo fa nel momento in cui si sta approvando l’ennesima Legge di Bilancio, nella quale si potrebbero rinviare progetti faraonici e assicurare un po’ più di assistenza alla nostra fragilità umana.
La sentenza in questione la si può trovare nella sezione documentazione del nostro sito.