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J’accuse di The Lancet contro la sanità italiana

Non si può certo dire che il nuovo anno, per la sanità italiana, sia iniziato sotto i migliori auspici. A cominciare dalle aspettative deluse dalla Legge di Bilancio in vigore, quanto ai fondi messi a disposizione, al teatrino del “nuovo tariffario si” , “nuovo tariffario no”, nuovo tariffario sì” andato in scena proprio tra fine e inizio d’anno, ai nuovi proclami di sciopero dei medici, alle lacrime amare di quanti dovranno far quadrare i conti di chi gestisce visite specialistiche e interventi protesici, in convenzione secondo il nuovo tariffario, all’andata in onda dell’intreccio scandaloso fra industrie del farmaco e prescrittori (storia vecchia per la verità…). Il tutto coronato dal monito accorato del Presidente Mattarella nel suo discorso di fine d’anno: NO ad un popolo spezzato in due, e non solo geograficamente, tra chi può concedersi cure per la propria salute e chi soffre perché di curarsi non ha possibilità alcuna.

Il fragore godurioso del consumistico festeggiare di questi stessi giorni non ha certo lasciato spazio a riflessioni della comunità che ci comprende, su questa ennesima immagine, non certo esaltante, del nostro Paese. Ci ha però pensato The Lancet – come noto autorevole rivista scientifica inglese, che dal 1823 si è conquistata un ruolo di primo piano tra le pubblicazioni scientifiche mondiali più affidabili – nel primo numero di quest’anno, nel quale è contenuto quello che è già stato definito un vero e proprio “J’accuse” (Elena Dusi su la Repubblica) contro la sanità italiana, la stessa che un tempo era classificata tra le migliori al mondo: “Feudale e discriminatoria”.

Ora per amor di Patria siamo tentati di tirar fuori la consueta locuzione “Ma come si permette….”. Però a leggere sino in fondo l’articolo pubblicato nella sezione europea della rivista, ci tornano stranamente alla memoria proprio le parole del Presidente Mattarella il quale nel suo discorso non ha mancato di denunciare le criticità che minano la salute dei nostri connazionali, specialmente tra le fasce sociali meno abbienti, tra le quali sono ormai oltre i 4 milioni i cittadini che hanno deciso di non ricorrere piu’ alle cure sanitarie per mancanza di risorse. Una tragedia sanitaria nazionale che il Capo dello Stato ha indicato in due particolari problematiche, le liste di attesa “un male che va a sommarsi ad una piaga altrettanto grave che – il monito di Mattarella – vede nel nostro Paese “numerose persone che rinunciano alle cure e alle medicine perche' prive dei mezzi necessari". Siamo chiamati a consolidare e sviluppare – l’esortazione finale di Mattarella - le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale”.

“Disparità tra regioni ricche e regioni povere”, “iniquità nell’assicurare le cure”, “fallimento della medicina digitale” e ora, con l’autonomia differenziata, sarà anche molto peggio”: è di fatto questo il succo dell’articolo di The Lancet. L’autrice dell’articolo descrive la sanità italiana come immersa in una sorta di feudalesimo, fatta a spezzatino, con le regioni che non vanno di pari passo e non pensano assolutamente nemmeno a venirsi incontro per curare tutti gli italiani, tantomeno a mettere in comune le proprie esperienze della ricerca scientifica. Si crea così un sistema in cui “ospedali e strutture sanitarie si affidano a sistemi di raccolta di dati incompatibili fra loro e vetusti, che rendono impossibile il trasferimento di referti e immagini diagnostiche anche all’interno delle stesse”. Un non sistema questo che, secondo la rivista, costa all’Italia 3,3 miliardi di euro”. In più su questo panorama incombe la riforma dell’autonomia differenziata che “minaccia – scrive The Lancet – di peggiorare la situazione acuendo la disparità tra le Regioni”.

E lapidaria l’immagine che la collega de “la Repubblica” trae da quanto scritto da The Lancet (molto vicino al discorso del Presidente, ndr) e paventato da quei 284 mila italiani che non acconsentono di figurare in alcun fascicolo sanitario perché, affermano, temono l’istaurarsi di una “dittatura sanitaria”: “”Più che una dittatura – scrive Elena Dusi – in realtà la sanità italiana sembra una barca in cui ognuno rema in una direzione diversa”.

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