"Prendersi cura di chi cura". Ma, soprattutto, “nessuno va emarginato al punto da non avere cure mediche”. Parole di papa Francesco in difesa di medici, personale socio-sanitario e malati, “ specialmente i più poveri e bisognosi”. E’ il forte appello lanciato da Bergoglio in occasione dell’udienza concessa nell’Aula Paolo VI in Vaticano ai partecipanti al Convegno internazionale "Universalità e sostenibilità dei Servizi Sanitari Nazionali in Europa", organizzato dalla Pastorale per la Salute della Cei, venerdì 22 Novembre scorso alla Pontificia Università Lateranense, con un intervento introduttivo del cardinale Segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin. Presenti all’incontro papale operatori sanitari, volontari e rappresentanti delle istituzioni socio-sanitarie cattoliche tra cui il presidente ed il direttore generale dell’Aris, rispettivamente padre Virginio Bebber e il dottor Mauro Mattiacci. Presente anche Domenico Arena, presidente Aris Sicilia. Per la Cei, il presidente, cardinale Matteo Zuppi, don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Salute Cei, e monsignor Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea.
Nel ricordare che "a nessun malato va negata la possibilità di accedere alle cure, specialmente a poveri e bisognosi”, il Papa ha rilevato che è ugualmente “importante non dimenticare che voi sanitari siete persone altrettanto bisognose di sostegno quanto i fratelli e le sorelle che curate”. Prendendo spunto dalle ultime vicende relative alle problematiche che hanno colpito la sanità in generale e gli operatori sanitari, in particolare, il Pontefice ha sottolineato che “la fatica di turni estenuanti, le preoccupazioni che portate nel cuore e il dolore che raccogliete dai vostri pazienti richiedono conforto e guarigione". Per questo "vi raccomando di non trascurarvi, anzi di farvi custodi gli uni degli altri; e a tutti dico che è importante riconoscere la vostra generosità e ricambiarla, garantendovi rispetto, stima e aiuto". "Il secondo aspetto che vorrei sottolineare è la compassione per gli ultimi", la puntualizzazione di Francesco. Infatti "se nessuno è così autosufficiente da non avere bisogno di cure, ne consegue che nessuno può essere emarginato al punto da non poter essere curato". Secondo il Papa, "i sistemi e i servizi sanitari da cui provenite hanno alle spalle, in questo senso, una grande storia di sensibilità, specialmente verso chi non è raggiunto dal 'sistema', verso gli 'scartati'". Francesco ha ricordato, significativamente, anche "l'opera di tanti Santi religiosi che per secoli hanno fondato ospizi per malati e pellegrini"; unitamente a "figure come San Giovanni di Dio, San Giuseppe Moscati, Santa Teresa di Calcutta: tutti – definiti dal Papa - veri 'clinici', cioè uomini e donne chinati sul letto di chi soffre, come dice l'etimologia del termine". Pertanto, "l'invito che vi faccio è di animare dall'interno i sistemi sanitari, perché nessuno venga abbandonato". Citando il Vangelo, il Pontefice ha poi invitato tutti gli operatori sanitari a “far fruttare i propri talenti, e ad avere "una via di predilezione nei confronti di chi, caduto, giace abbandonato sulla strada". "La lingua latina ha forgiato, in proposito, una parola bellissima: consolazione, con-solatio, che indica l'essere uniti 'nella solitudine, che allora non è più solitudine”, la constatazione di Francesco citando a questo proposito la Spe salvi, l’enciclica di Benedetto XVI. “Ecco la via – la conclusione di papa Bergoglio – cioè essere uniti nella solitudine perché nessuno sia solo nel dolore. E lì c'entra la vicinanza, sempre".
Per il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi – collegato in videomessaggio - "una società che non è capace di contribuire a condividere la sofferenza è crudele e disumana''. Anche a livello europeo, anche quando la guarigione "non è possibile", ma "la cura è sempre dovuta". "C'è molto da fare per convergere su obiettivi comuni che come Europa abbiamo a disposizione da tempo. Dobbiamo non sciuparli''. "Speriamo che per curarsi non ci sia bisogno di verificare se si ha la carta di credito'', la conclusione, piuttosto amara, del cardinale.