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Don Angelelli al Convegno dell’ ARIS sulla responsabilità in sanità

Un rapporto di fiducia tra medico e paziente per combattere le aggressioni ai sanitari

“Se vogliamo mettere un freno alle aggressioni ai sanitari è necessario ricostruire quel rapporto di fiducia tra cittadino e servizio sanitario, che si è andato sgretolando nel tempo”. In poche parole “ci vuole una de-escalation” della pericolosa tensione che si è creata tra l’esasperazione del paziente e l’impossibilità miracolistica del medico. Ha usato un termine forte - e dal sapore belligerante acquisito purtroppo in questo tempo di guerre -, Don Massimo Angelelli, Direttore dell’Ufficio della CEI per la Pastorale della salute, per esprimere la preoccupazione e l’amarezza che suscitano i continui episodi di violenza contro i sanitari. E con ogni probabilità queste dinamiche violente sono alimentate anche dallo “squilibrio che si è venuto a creare dal momento in cui l’atto medico è scivolato nel penale ed ha creato quella frattura nel rapporto medico-paziente, oggi difficile da risanare”. Don Angelelli ha esposto queste sue riflessioni nel corso del Convegno sulla Responsabilità sanitaria organizzato a Roma dall’Aris nazionale, Aris Lazio e Provincia Romana dei Camilliani, giovedì 3 ottobre. Una mancanza di fiducia che non solo genera malcontento, e a volte assurde pretese e voglia di rivalsa da parte del cittadino, ma anche lo smisurato aumento del ricorso alla cosiddetta e nota “medicina difensiva” che, secondo dati esposti da Don Angelelli nel suo intervento, comporta per lo Stato una spesa stimata intorno ai 9 miliardi di euro”.

“Che senso ha – si è chiesto Don Angelelli – continuare a chiedere sempre più finanziamenti per la sanità se poi i fondi vengono diluiti in cose futili, delle quali si potrebbe fare tranquillamente a meno? E non parlo evidentemente della sola medicina difensiva, penso per esempio alla questione dell’appropriatezza delle cure”. Dunque in questo clima di sfiducia dei cittadini nel sistema “nascono molto probabilmente i conflitti nei Pronto Soccorso e gli schiaffi che volano”. “Eppure – ha proseguito don Angelelli – per quanto strano possa sembrare il nostro SSN funziona, offre assistenza di qualità, è uno dei migliori in Europa, forse nel mondo. Ma sembra che tutto vada male e cresce la sfiducia della gente”. 

“Io credo – ha detto in proposito Don Massimo . che vada rimessa mano al concetto di relazione tra paziente e medico, o meglio tra paziente e sistema sanitario. Continuiamo a parlare di prestazioni, a ragionare in termini quantitativi piuttosto che qualitativi. E per qualitativi intendo proprio qualità di relazioni. Per esperienza posso assicurarvi che le buone relazioni tra medico, paziente e parenti del paziente sminuiscono il ricorso al contenzioso. Dobbiamo capire che c’è una bella differenza tra il vedersi curati e il sentirsi curati.”

Nel concludere il suo intervento Don Angelelli ha proposto di riflettere sulla possibilità di rivedere il sistema di penalizzazione dell’atto medico perché “non è possibile che la morte di un paziente sia attribuita tout court al medico che lo ha curato o alla struttura che lo ha accolto. Senza poi tener conto al sistema folle che questa possibilità ha creato: a chi non è mai capitato di ascoltare alla radio magari della macchina, mentre guida, spot del tipo ‘se pensi di aver subito un torto in sanità rivolgiti al nostro studio tal dei tali: ci pagherai solo a causa vinta’. Non lo possiamo accettare. Come credo non lo possano accettare le assicurazioni costrette a rimborsi astronomici e dunque di conseguenza costrette a chiedere premi insostenibili per tanti medici e tante strutture”.

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