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Carceri – Allarme suicidi e 14 agenti arrestati per maltrattamenti e torture a minori

Non si arresta l'emergenza suicidi in carcere. Sta diventando una piaga sociale. Dopo il 2022, con 85 suicidi accertati, il 2023 e il 2024 continuano a registrare numeri impressionanti tra i detenuti che si tolgono la vita. L'allarme è dell'associazione Antigone nel report sullo stato degli istituti di pena dello scorso anno, dal quale scaturisce l’immagine devastante di un sistema sempre più ingestibile. .

Dati resi ancora più preoccupanti dalle notizie di cronaca registrate al Beccaria di Milano dove 14 agenti di custodia sono stati arrestati con l'accusa di maltrattamenti e torture a minori. Altro terribile aspetto della decadenza psico-culturale che affligge le nostre carceri.

Numeri, vicende e dati demoscopici che non possono non inquietare ulteriormente se affiancati allo stato di salute mentale di parte della popolazione carceraria, dove – secondo l'Osservatorio della stessa Antigone – circa il 12 %, pari a 6 mila detenuti, è affetto da problemi di natura psichiatrica. Una realtà che non può lasciarci indifferenti in quanto strutture socio-sanitarie della Chiesa.

La presenza di un diffuso disagio psichico in carcere rimane una delle problematiche più spesso segnalata all'Osservatorio di Antigone. Come dimostra il fatto che il 12% delle persone detenute, quasi 6.000 persone, ha una diagnosi psichiatrica grave. L'uso massiccio di psicofarmaci - si legge nel rapporto Antigone - è lo strumento principale con cui viene 'gestita' la salute mentale: il 20% persone detenute (oltre 15 mila) fanno regolarmente uso di stabilizzanti dell'umore, antipsicotici e antidepressivi, cioè di quella tipologia di psicofarmaci che possono avere importanti effetti collaterali; il 40% (30 mila persone) fa uso di sedativi o ipnotici.

Nel 2023, Antigone ha registrato 122 Trattamenti Sanitari Obbligatori (Tso) effettuati in carcere: "Una pratica illegale se svolta all'interno delle sezioni detentive senza ricoverare la persona in un ospedale (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura - Spdc), come richiesto dalla legge". Nelle 31 Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems), a fine dicembre scorso erano ricoverati 577 pazienti incapaci o semi incapaci di intendere e volere, numero di poco inferiore alla capienza massima dei posti in Rems che si aggira intorno ai 600. Un ospite su 5, ovvero 157 persone prima di entrare in Rems ha trascorso un periodo in carcere: "Si tratta di 'percorsi' poco in linea con il dettato normativo e potenzialmente dannosi per la salute della persona.

Piuttosto problematico rimane il numero di persone ricoverate in Rems che stanno scontando una misura di sicurezza 'provvisoria': sono il 44%, cioè 244 persone".

 Nel 2023 – rileva Antigone - almeno 71 le persone si sono tolte la vita. Nei primi mesi del 2024, almeno 30; numerosi sono i decessi con cause ancora da accertare. Seppur in calo rispetto al 2022, i 70 suicidi del 2023 sono il numero più elevato dopo quello del 2022. Negli ultimi trent'anni, solo nel 2001 ci sono stati 69 suicidi. Ancora più allarmante è il dato del 2024. Tra inizio gennaio e metà aprile 30 i suicidi accertati. Uno ogni 3 giorni e mezzo. "Se il ritmo dovesse continuare in questo modo, a fine anno rischieremmo di arrivare a livelli ancor più drammatici rispetto a quelli dell'ultimo biennio", avvertono ricercatori e volontari di Antigone. "Oltre al numero in termini assoluti, un importante indicatore dell'ampiezza del fenomeno - prosegue il dossier - è il cosiddetto tasso di suicidi, ossia la relazione tra il numero dei decessi e la media delle persone detenute nel corso dell'anno. Nel 2023 con 70 suicidi tale tasso è pari a 12 casi ogni 10.000 persone, registrando - dopo il 2022 - il valore più alto dell'ultimo ventennio".

"Benché si debba attendere la fine dell'anno per scoprire il tasso del 2024, considerato il numero di suicidi già avvenuti, il valore sembrerebbe destinato a crescere rispetto a quello del 2023. Rimane da chiedersi il perché di tutto ciò". La senatrice Ilaria Cucchi, che, come è noto, ha vissuto sulla pelle del fratello come il carcere possa trasformarsi in tragedia umana ha le idee chiare in questo senso:

"Quando il carcere - ha detto commentando i numeri resi noti da Antigone - invece di essere un luogo di rieducazione e una scuola per il ritorno alla vita fuori le sbarre, diventa un luogo di punizione e repressione, l’unica cosa che riesce a fare è peggiorare la salute, mentale e fisica delle persone che vi sono costrette. I suicidi non sono un atto individualistico. Sono il riflesso di un sistema insostenibile”.

Forse la sofferenza psichica non è adeguatamente considerata e trattata nelle carceri. E troppe volte si ricorre agli psicofarmaci che finiscono per diventare l’irresponsabile sostituto di una politica della cura, umana . “Il problema non è legato alle mancanze di attenzione nei singoli istituti penitenziari. – afferma la Cucchi - . Certo, ci sono anche quelle, in alcuni casi molto gravi,. Ma il problema è proprio alla radice dell’istituto penitenziario, che per come è congegnato non è in condizione di offrire pieno supporto a queste persone. Il carcere oggi è un luogo, anzi un non luogo, terribile per tutte le persone costrette a viverlo, da entrambe le prospettive. Al di qua e al di là delle sbarre, quindi certamente anche per gli agenti. Chiunque, di fronte a una violazione costante dei diritti e a contatto ogni giorno con sofferenze terribili, che non possono essere curate adeguatamente in quelle condizioni, sia portato a maturare su di sé i sintomi di questo fallimento totale.” Il carcere non può essere lo spazio in cui si ritrovano a convivere tutte le vulnerabilità, tutte le situazioni critiche della nostra società. Altrimenti, la crisi non rappresenta un episodio sporadico, ma una normalità impossibile da gestire. Per quanto una persona possa essere formata. 


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