ROMA – “Solidarietà ai medici ed agli infermieri” in sciopero contro la manovra finanziaria del Governo. Rilancio del ruolo della sanità cattolica non profit convenzionata “come componente fondamentale” del Servizio Sanitario Nazionale e richiamo ai “valori evangelici ai quali le istituzioni socio-sanitarie cattoliche devono fare sempre e comunque riferimento”. E’ quanto è stato messo a fuoco alla Assemblea Generale dell’Aris, l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari, svolta a Roma per la conclusione delle celebrazioni del Sessantesimo anniversario della fondazione. Presenti ai lavori, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, la vice presidente del Senato Licia Ronzulli, l’onorevole Luciano Ciocchetti, vice presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati, don Massimo Angelelli, direttore dell’Uffico CEI per la Pastorale della Salute, Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, medici, personale sanitario, ed i delegati delle sedi regionali dell’Aris.
Ad esprimere la “solidarietà” all’odierna agitazione sindacale dei “camici bianchi”, il direttore generale dell’Aris Mauro Mattiacci, moderatore dell’evento. "E' opportuno – le sue parole - esprimere la nostra vicinanza ai medici e infermieri oggi in sciopero. Ai sindacati abbiamo sempre detto che noi vorremmo rinnovare i contratti, ma in realtà c’è l’impossibilità di farlo. Non è solo questione di mancanza di risorse ma la vera questione è capire dove i soldi vanno a finire". Il riconoscimento del ruolo pubblico a cui è chiamata a svolgere sulla base della SSN la sanità cattolica convenzionata non profit, arriva dall’onorevole Ciocchetti. Nel parlare del Decreto Concorrenza, nell’ambito del quale ha puntualizzato che “mai la salute deve essere considerata come merce di scambio” come se fosse uno dei tanti prodotti commerciali, ha riservato anche grande attenzione alla sanità cattolica non profit che, ha fatto capire, sarebbe erroneo metterla in contrapposizione alla sanità pubblica. "Noi non facciamo altro che riprendere la legge, sia la legge 833 che la 502 che – la sua spiegazione - parlano di un Sistema sanitario nazionale a più gambe: pubblico puro, privato accreditato e privato accreditato non profit. Ritengo che la vostra associazione – riconosce Ciocchetti - svolga un lavoro assolutamente fondamentale, come ha sottolineato più volte anche il Ministro Schillaci. Questo è un concetto assolutamente da ribadire anche a nome della maggioranza. Dobbiamo dunque lavorare in questa direzione superando le ideologie e costruendo un Sistema che sia il più equilibrato possibile, in cui il pubblico si riassuma una forte competenza di programmazione e di guida, ma ciò che conterà veramente dovrà essere la qualità delle prestazioni che forniamo ai cittadini, a prescindere da chiunque le eroghi”.
I lavori dell’Assemblea Aris sono stati introdotti dai saluti istituzionali del Presidente del Senato Ignazio La Russa, collegato in video, e dalla vice presidente Licia Ronzulli, che nel suo intervento ha riconosciuto, tra l’altro, “la significativa opera della sanità cattolica si contraddistingue con la vicinanza ai malati con eccellenze socio-sanitarie e con la sensibilità tipica delle istituzioni cattoliche portatrici di valori umani evangelici irrinunciabili”. Grande rilievo, dalla senatrice Ronzulli, anche alle “eccellenze della sanità cattolica di cui sono portatrici realtà come gli ospedali Gemelli, Fatebenefratelli, Campus Bio-Medico nell’ambito della sanità del nostro Paese”. Aspetti sottolineati, dal punto di vista socio-pastorale, dal cardinale Parolin, il quale ha riconosciuto tra l’atro, che “è insostituibile e fondamentale il ruolo e la presenza nel nostro Paese della sanità cattolica non profit convenzionata con il Servizio sanitario Nazionale”. Una presenza – ha sottolineato il porporato - fatta “con attenzione, competenza, preparazione, per l’uomo sofferente, con particolare sollecitudine per i piu’ bisognosi, per le persone piu’ fragili e piu’ bisognose che vanno sempre curate con competenza, professionalità, ma sempre alla luce dei valori del Vangelo”. Parolin ha messo anche in evidenza “l’importante ruolo che svolge l’Aris anche dal punto di vista formativo e di sollecitazione nei rapporti istituzionali animato sempre da spirito di servizio e di collaborazione”. Anche don Angelelli ha messo l’accento sull’importanza “di fare squadre da parte dell’intera sanità cattolica”, invitando “tutti i soggetti in campo ad unirsi, a superare eventuali forme di isolamento”. Con la consapevolezza che “solo procedendo insieme e con spirito di unità, la sanità cattolica non profit convenzionata può far sentire il suo peso senza forme di soggezione”. Dal direttore del Servizio nazionale per la Salute Cei è arrivato anche un forte richiamo “all’esigenza che anche da parte della sanità cattolica si metta in pratica una vera e propria lotta agli sprechi, varando buoni bilanci, con attenzione sia dal punto di vista farmacologico che sanitario”. Parole di critiche, inoltre, monsignor Angelelli ha riservato anche alla Legge sull’Autonomia Differenziata “in gran parte respinta dalla Consulta con 7 profili bocciati e altri 5 messi in osservazione”. Una legge che “così come è stata concepita spaccherebbe l’Italia in tre aree contrapposte, con le regioni del sud sempre piu’ povere, dove curarsi per gran parte della popolazione diventerebbe quasi impossibile, come non a caso – ricorda il monsignore – anche la Cei ha avvertito in documento del 22 Aprile scorso”. “Sarebbe molto meglio – ha concluso Angelelli – che piuttosto si approvasse una legge sulla solidarietà differenziata, nel senso che si deve soccorrere prima di tutti chi ha più bisogno”.
Anche per Nino Cartabellotta, al di là dei numeri, delle risorse, delle riforme, “è fondamentale capire che il Ssn deve funzionare basandosi su tre pilastri fondamentali, vale a dire la sanità pubblica, la sanità privata convenzionata e la sanità privata convenzionata non profit. Parlare tout court di sanità privata come se fosse un blocco unico è fuorviante e sbagliato. E’ la legge istitutiva del Ssn che lo prevede”. Se non si fa questa distinzione, “qualsiasi analisi è sbagliata”. Al presidente dell’Aris, padre Virginio Bebber, il compito di parlare dei primi 60 anni dell’Aris. "Anni di storia, di lavoro e di passione – il suo pensiero - nel corso dei quali le nostre strutture socio-sanitarie hanno operato e operano come parte istituzionale ed integrante del Sistema sanitario nazionale. Convenzionate e sempre in regime di non profit. In prima linea. Eppure nel corso di questi anni la nostra presenza ha subito costantemente disparità di trattamento nei confronti proprio di quelle strutture pubbliche alle quali la legge le ha pur sempre equiparate in tutto e per tutto. Il sistema salute del Paese, ieri come oggi, non era e non è evidentemente in grado di rispondere alle richieste di assistenza dei cittadini. Non lo era e non lo è per una serie di motivi economici, ma anche e soprattutto sociali. Allora come oggi, l’Aris reclama una riforma strutturale del sistema, capace soprattutto di riqualificare la spesa sociale ed armonizzare in modo nuovo, con efficienza e solidarietà, mercato e Stato, pubblico e privato. L’Aris è fortemente animata dalla voglia di continuare a sostenere e far crescere la consapevolezza del non profit sanitario, cioè la coscienza di rappresentare una ricchezza di disponibilità, di risorse materiali e spirituali, insostituibili. In questa logica, come associazione di Istituti religiosi socio-sanitari ci si siamo sempre schierati, e continueremo dunque a schierarsi, a difesa di un sistema a copertura universalistica del diritto alla salute, oggi messo in discussione sia dal perdurare della crisi economico-finanziaria sia dagli interessi di fortissimi gruppi economici che sostengono l’esigenza ineludibile del ricorso alla previdenza integrativa e sostitutiva, con il superamento dell’attuale sistema sanitario. Una presenza, la nostra, dimostratasi negli anni irrinunciabile per il sistema sanitario del Paese. È questa la nostra sfida. La nostra sfida per esserci”.
L’avvocato Giovanni Costantino, responsabile dell’Ufficio Giuslavoristico dell’ARIS, ha fatto chiarezza sulle nuove dinamiche della contrattazione per il rinnovo dei Ccnl per il personale di strutture socio-sanitarie associate. “La contrattazione collettiva della sanità accreditata – ha detto - , pur essendo da sempre improntata ad una sostanziale equiparazione degli operatori privati ai loro colleghi pubblici, negli ultimi vent’anni ha dovuto più volte trovare soluzioni nuove ed innovative, a causa delle difficoltà che ha dovuto affrontare, e oggi si trova di fronte ad un bivio”. Le nostre strutture, ha notato tra l’altro, hanno fatto grandi sforzi per equiparare quanto più possibile il trattamento dei lavoratori a quello dei loro colleghi del pubblico impiego. Ciò sebbene, per quanto detto, la stessa equiparazione non sia affatto riconosciuta alle strutture. “Tuttavia, non possiamo non notare che i dipendenti della sanità privata scontano, oggi, una significativa disparità di trattamento rispetto ai lavoratori del SSN. E’ evidente che “questa problematica situazione – ha sottolineato - è vissuta con serio imbarazzo da parte dei datori di lavoro privati, per più ragioni: anzitutto per le ricadute motivazionali che subiscono lavoratori pagati in misura inferiore rispetto ai colleghi del ssn, pur offrendo un uguale livello di professionalità e competenze; in secondo luogo perché tale demotivazione porta, quali conseguenze, alla disaffezione dei lavoratori verso la struttura e spesso alla loro migrazione verso il ssn; infine, perché il trasferimento delle risorse professionali determina un inesorabile depauperamento della qualità offerta dalle strutture private e, quindi, il serio rischio di una dequalificazione del prestigio acquisito e della credibilità verso i pazienti e gli utenti”. Il banco di prova dei prossimi tempi sarà, quindi, trovare soluzioni che consentano di riequilibrare questa situazione garantendo però, allo stesso tempo, la sostenibilità delle nostre strutture. Qualcosa però sta cambiando. Lo si intuisce da Alcune dichiarazioni del Ministro Schillaci ed altri rappresentanti della maggioranza di governo. “Dopo tanti anni di confronti – ha commentato Costantino - finalmente forse si inizia a capire che le strutture accreditate svolgono a tutti gli effetti un servizio pubblico. Se questo è vero – ed è indiscutibilmente vero – perché non riconoscere a tutte le strutture private e a coloro che in quelle strutture lavorano (spesso con una professionalità pari o a volte anche superiore) una dignità uguale a quelle del ssn e a chi vi opera?”