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“Allarme…” “Allarme…” e non sappiamo più di cosa allarmarci veramente

"Vaiolo delle scimmie. L’Oms dichiara l’emergenza sanitaria internazionale”;

“UK. Epidemia di pertosse, superata quota 10 mila casi. Dieci decessi tra i neonati. L’appello dell’Ukhsa alle donne incinte: “Vaccinatevi per proteggere i vostri figli” ;

“Monitoraggio Covid. Nell’ultima settimana stabili i nuovi casi (oltre 17 mila) e i ricoveri. Ma aumenta il numero dei decessi”;

“Morbillo. Iss: 89 casi segnalati a luglio, 807 da inizio anno. Circa il 90% non era vaccinato”;

“Dengue. Paho: “Nell’ultimo anno casi aumentati del 98% in America centrale. Nel 2024 oltre 11 milioni di casi e quasi 6 mila decessi”;

“Oropouche, il virus arriva in Europa: 5 casi (importati) in Italia. Ecdc: “Chi viaggia in Paesi a rischio prevenga le punture”;

“Peste suina. Filippini: “Strategia per combattere la malattia è attiva nel Paese”;

“West Nile Virus. Sono 24 i nuovi casi umani segnalati fra il 1 e il 7 agosto, 3 i decessi”;

“Covid. In Europa i vaccini hanno salvato oltre 1,6 milioni di vite negli over 25 tra dicembre 2020 e marzo 2023. Lo studio dell’Oms Europa”;

“Oropouche. La Paho classifica come “alto” il rischio a causa della sua diffusione e dei primi decessi”;

“Vaccinazione Hpv. Garante Privacy contro la legge della Puglia su certificazione obbligatoria per iscriversi a scuola e università: “No a iniziative locali che violano le norme privacy”;

“Virus sinciziale e bronchioliti. In Puglia campagna di prevenzione pediatrica con anticorpi monoclonali gratis”;

“Giovane ventiquattrenne muore dopo essere stato morso da un ragno velino”.

“Bollettino di guerra”; “Allarme rosso”; “Attenzione pericolo”: chiamatelo come volete, ma è, comunque, lo specchio di una realtà inquietante se si pensa che sono soltanto alcuni titoli tratti dall’edizione del 27 agosto di un giornale che si occupa di sanità. Certamente non è opera di fantasia del giornalista, ma sono titoli di notizie diffuse da fonti ufficiali o comunque elaborate su informazioni provenienti da istituzioni pubbliche. E noi, poveri fruitori di notizie raccontateci da altri, cominciamo ad allertarci e soprattutto a cambiare qualcosa nel nostro vivere quotidiano. Soprattutto abbiamo qualche motivo in più per chiederci: ma in che mondo viviamo?

Non bastano gli orrori delle tante guerre, note e meno note, che continuano a mietere morte e distruzione in ogni angolo del pianeta; non bastano le costanti minacce di distruzione nucleare sulla bocca di fanatici omuncoli bramosi di gloria e potere ad ogni costo; non bastano gli sconvolgimenti climatici – evidente vendetta di una natura che l’uomo ha per primo provocato e sconvolto -; non bastano neppure le lacrime versate in casa nostra per le tante vittime della violenza e del menefreghismo e dell’ingordigia di tanti scellerati titolari di imprese, grandi o piccole che siano, a scapito di chi lavora per loro, sino a morirne. No. Non basta tutto questo. Alla belva che sembra dominare il male di questo mondo pare serva anche il grido d’allarme che scaturisce dalle minacce alla salute dell’uomo. !Virus, veleni, epidemie, trovano una inconsueta cassa di risonanza al primo insorgere di una situazione di criticità in casa o, comunque, in qualche parte del mondo. Sembra sempre che sia la prima volta che l’umanità si trovi a dover affrontare un’emergenza; viene colta impreparata come se virus e animali velenosi non esistessero da secoli. Certo prima non c’erano tanti mezzi di informazione e difficilmente le vittime dei morsi di serpenti velenosi o di aracnidi mortali venivano conteggiate o sbattute in prima pagina. Ora mosche, zanzare, ragni killer, scimmie e persino maiali, galline, mucche & company, salgono agli onori della cronaca nera quasi all’ordine del giorno. E gettano nel panico massaie, mamme premurose, sportivi escursionisti e amanti delle passeggiate immersi nella natura. Per non parlare poi delle improvvise pandemie che sembrano spuntare dal nulla, da combattere con vaccini o farmaci sperimentali battezzati frettolosamente vaccini.

Benissimo informare la gente sulle situazioni reali da attenzionare di volta in volta, sulle atrocità di qualsiasi guerra, sull’inammissibilità di ogni forma di violenza contro qualsiasi essere vivente, sulla necessità di soccorrere quanti si trovano in difficoltà anche negli angoli più sperduti della terra. Però diventa, in un certo senso, violenza fare di tutta l’erba un fascio, drammatizzando ogni singolo fatto, pur se originato nel normale svolgersi della vita in natura. Viene quasi il sospetto che ci siano venti che soffiano verso direzioni volute appositamente, per tenere sempre vivo nella popolazione mondiale lo spettro dell’ansia, la preoccupazione che distoglie il pensiero da realtà forse addirittura più inquietanti, destinate ad influire sul futuro dei nostri figli, delle donne e dell’uomo di domani.

E’ chiaro che in un mondo in cui non esistono più distanze insuperabili, aperto - guerre e lotte fratricide permettendo - alla libera circolazione degli individui, pronto ad offrire incantevoli spettacoli naturali - che reclamano tuttavia il rispetto delle loro esigenze esistenziali -, può capitare di trovarsi in situazioni critiche. Momenti difficili a cui magari non siamo né abituati né attrezzati a vivere fisicamente, che possa risultare fatale magari la puntura di una zanzara o l’assalto di un virus a noi sconosciuto.

Ma da che mondo è mondo è una storia che si ripete. Dunque “occhio” sì, ma non possiamo continuare a vivere anche le cose più naturali sempre come una tragedia. Né va della nostra salute mentale.




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